Il coraggio di Lusy

Lusy è una ragazza bionda, con capelli che se mossi dal vento sembrano raggi di sole, bassina, con una carnagione che sembra abbronzata anche nei mesi più freddi, con dei piccoli occhiali che lei odia ma la rendono solamente più bella.

Le è difficile uscire di casa perchè ogni suo passo al di fuori della sua porticina equivaleva ad una presa in giro, ad uno schiaffo mentale che faceva più male di uno fisico. I suoi unici spostamenti erano scuola-casa, casa-scuola.

Nella stessa classe anche un ragazzo, Marco, affrontava i medesimi problemi solo che i suoi genitori si accorsere che qualsosa non andava in quella classe e decisero di confrontarsi con gli psicologi scolastici per cercare di capire e superare il problema.

Dopo un pò di tempo, d’un tratto, a sorpresa arrivarono gli psicologi che chiesero a quei studenti, sbigottiti della presenza in aula di questi nuovi adulti, di disegnare come immaginassero, in modo astratto, la loro classe.

Lusy disegnò 2 fazioni colorate, una di nero e una di un giallo chiaro; quella gialla stava ai piedi di quella nera come se il male vincesse sul bene. Marco invece disegnò una classe fatta di molte persone, ogni persona rappresentava un alunno ed ognuna aveva il proprio nome scritto sopra la testa, ma….non c’era tutta la classe in quel disegno; mancava qualcosa o, per meglio dire; qualcuno, mancavano Marco e Lusy.

Gli psicologi esamirano i disegni ma quei tonti dissero che non c’era nulla di cui preoccuparsi e che sembrava andare tutto bene. Non avevano proprio capito nulla.

Lusy più passava il tempo più cercava di imitare le altre sue coetane nel tentativo invano di superare quelle difficoltà anche se ciò significava non essere più se stessa. Ogni giorno perdeva sempre di più la fiducia in sé stessa e solamente il suo cuscino può sapere quante lacrime di dolore avesse riversato, goccia dopo goccia su di esso. Lusy non sapeva quanto sarebbe riuscita a resistere.

Ad un certo punto, prese il coraggio in mano e decise di cambiare scuola, quartirere, area tutto quello che c’era intorno e finalmente sul suo volto non c’era più dipinta una notte buia e oscura ma una notte piena di lucenti stelle.

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