Riflessioni su “La guerra di Piero”

Non è giorno, non è festa, non è vacanza e nemmeno gioia, ma un’onda di oscurità che si fa vedere anche con il sole più splendente.

I soldati già pronti alla battaglia mettono da parte la paura e la sostituiscono con la rabbia. La regola già la sai devi solo metterla in atto, un Risiko fatto di persone dove in palio oltre ai territori c’è la vita.

Ti stai avvicinando sempre più al campo di battaglia, dentro di te c’è un bambino impaurito che desidera solo tornare a casa, ma fuori hai ancora quello sguardo rigido per far intimorire il nemico.

Eccolo è arrivato il “nemico”, è un ragazzo della tua stessa età, con la tua stessa paura, ma diversa ha la divisa. Il tuo istinto ti dice di prendere l’arma e sparare, ma tu non lo fai, perché hai più paura dell’oggetto che sei costretto a tenere tra le mani piuttosto del cosiddetto nemico. Il sudore ti scende dalla testa ai piedi, perché sai che quello che stai facendo ti condurrà ad una morte certa, ma preferisci morire in quel momento piuttosto che qualche minuto dopo con le mani sporche di sangue.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *